Nel libro III, cap. XV, canone XI della Physiomathematica o Coelestis Philosophia, intitolato ‘Dirigere i prorogatori (significatori, n.d.t.) verso l’occidente (il Discendente, n.d.t.) con la somma oppure la sottrazione di gradi che risulta dagli astri oppure dai raggi (aspetti, n.d.t.) intermedi favorevoli o sfortunati”, padre Placido di Titi espone il calcolo delle direzioni secondo il metodo tolemaico dell’horimea.
Afferma Placido: “In primo luogo, dirigi il prorogatore (significatore, n.d.t.) verso l’occidente (il Discendente, n.d.t.) mediante le discensioni oblique, oppure le ascensioni <oblique> opposte del tuo <circolo dell’>orizzonte, mantenendo la sua latitudine.
In secondo luogo, osserverai se fra il prorogatore (significatore, n.d.t.) e l’occidente (il Discendente, n.d.t.) si interpongono astri o <loro> raggi (aspetti, n.d.t.), presi nello spazio locale rispetto alle case; conoscerai ciò dalla direzione degli astri e dei raggi (aspetti, n.d.t.) verso l’occidente (il Discendente, n.d.t.); giacché quelli che, con un arco di direzione evidentemente minore, giungono prima che si produca l’arco della direzione del prorogatore (significatore, n.d.t.) all’occidente (il Discendente, n.d.t.), sono situati fra il prorogatore (significatore, n.d.t.) e l’occidente (il Discendente, n.d.t.); invece, quelli che giungono <all’occidente (il Discendente, n.d.t.)> in seguito, vale a dire con un arco di direzione maggiore, non s’interpongono.
In terzo luogo, di ciascun astro che si interpone o che interpone <i suoi> raggi (aspetti, n.d.t.), calcola l’arco condizionario (l’arco diurno, n.d.t.) e i tempi orari in relazione all’emisfero (visibile oppure invisibile, n.d.t.), nel quale si trovano gli astri e non dove <ne> cadono i raggi (aspetti, n.d.t.); così avviene dunque che, come insegna Tolomeo, <si prendano> i <tempi orari> diurni di giorno e <quelli> notturni di notte.
In quarto luogo, per mezzo della regola aurea cerca di sapere: ‘Se l’intero arco condizionario (l’arco diurno, n.d.t.) dell’astro ci da tutti i tempi orari <dell’astro>, dunque quanti <ne> darà l’arco della direzione, già preso, dell’astro o del raggio (aspetto, n.d.t.) verso l’occidente (il Discendente, n.d.t.)?’. Moltiplica il secondo e il terzo fattore e dividilo per il primo; somma, se si tratta di <astri> benefici, oppure sottrai, se si tratta di <astri> malefici, quello che resta rispetto all’arco della direzione del prorogatore (significatore, n.d.t.) verso l’occidente (il Discendente, n.d.t.) e verrà fuori l’arco della direzione aumentato oppure diminuito che, quindi, deve essere secondo mia norma raggiunto” [Placido di Titi, Physiomathematica o Coelestis philosophia, pag. 287 (traduzione personale dall’originale in latino)].
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